“La vita gioca con me”

“VIAGGI TRA LE RIGHE”, la rubrica del venerdì dedicata agli adulti.

Tuvia era mio nonno. Vera è mia nonna. Rafael mio padre, e Nina.. Nina non c’è. Nina non è qui. È sempre stato questo il suo contributo particolare alla famiglia”, annota Ghili nel suo quaderno.
Ma per la festa dei novant’anni di Vera, Nina è tornata. Ha preso tre aerei che dall’Artico l’hanno portata al kibbutz, tra l’euforia di sua madre, la rabbia di sua figlia Ghili e la venerazione immutata di Rafi. E questa volta sembra che Nina non abbia intenzione di fuggire via. Ha una cosa urgente da comunicare. E una da sapere. Vuole che sua madre le racconti finalmente cosa è successo in Iugoslavia, nella “prima parte” della sua vita quando, giovane ebrea croata, si è caparbiamente innamorata di Milos, figlio di contadini serbi senza terra. E di quando Milos è stato sbattuto in prigione con l’accusa di essere una spia stalinista. Vuole sapere perché Vera è stata deportata nel campo di rieducazione sull’isola di Goli Otok, abbandonandola all’età di sei anni e mezzo.
Di più, Nina suggerisce di partire alla volta del luogo dell’orrore che ha risucchiato Vera e ha segnato il suo destino.
Il viaggio di Vera, Nina, Ghili e Rafi finisce per trasformarsi in una drammatica resa dei conti e rompe il silenzio.

Un viaggio catartico affidato alle riprese di una videocamera, dove memoria e oblio si confondono in un’unica testimonianza imperfetta.


Con “La vita gioca con me”, edito da Mondadori, David Grossman ci ricorda che scegliere significa escludere e vivere è un continuo, maldestro tentativo di ricomporre.
Un romanzo di intensità straordinaria, dove ogni pagina è grande letteratura.